I dati della Banca Centrale confermano un enorme utilizzo di criptovalute in Russia
La Russia sta vivendo una silenziosa corsa verso le criptovalute. Spinata dalle sanzioni occidentali, dalla dedollarizzazione e da un clima economico incerto, quasi 20 milioni di russi ora detengono questi asset. Così, le crypto diventano una via di fuga finanziaria per le masse. Di fronte a questa adozione massiccia, il governo non può più voltarsi dall’altra parte. Una nuova era monetaria sta ora emergendo in Russia.

In breve
- Secondo il Ministero delle Finanze, oggi quasi 20 milioni di russi utilizzano criptovalute.
- Il valore totale degli asset crypto detenuti in Russia raggiunge 827 miliardi di rubli (10,15 miliardi di dollari).
- Bitcoin rimane l’asset dominante, rappresentando il 62,1% dei fondi sulle piattaforme di scambio, davanti a Ethereum e alle stablecoin.
- Di fronte a questa adozione massiccia, le autorità sono preoccupate per la dipendenza da piattaforme straniere.
Adozione massiccia delle crypto in Russia
Mentre la Banca Centrale della Russia ammette che bitcoin è l’asset con le migliori performance, Ivan Chebeskov, Vice Ministro delle Finanze della Federazione, ha dichiarato: “riconosciamo che le crypto esistono, non ci sono più dubbi”. Ha aggiunto: “ci è voluto tempo per arrivare a questa comprensione. Abbiamo milioni di cittadini, secondo alcune stime 20 milioni, che usano le crypto per vari scopi”.
Queste dichiarazioni segnano una svolta importante nell’atteggiamento del governo russo verso questi asset, a lungo visti con sospetto. L’uso delle crypto è ora profondamente radicato nella società russa, al punto da imporre una risposta istituzionale.
I dati ufficiali pubblicati dalla Banca Centrale della Russia confermano questa tendenza. Mostrano un chiaro aumento dell’adozione e un interesse marcato per alcuni asset specifici:
- Si stima che 20 milioni di cittadini russi utilizzino le crypto, secondo le stime ufficiali;
- Alla fine del primo trimestre di quest’anno, i russi detenevano un totale di 827 miliardi di rubli in crypto, circa 10,15 miliardi di dollari;
- Questa cifra rappresenta un aumento del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso;
- La distribuzione dei portafogli mostra una chiara preferenza per gli asset consolidati: bitcoin (BTC) domina, rappresentando il 62,1% dei fondi custoditi sulle piattaforme di scambio, Ethereum (ETH) segue con il 22%, e le stablecoin USDT e USDC insieme rappresentano il 15,9%.
Questo scenario delinea una dinamica di adozione centrata su asset percepiti come più sicuri o liquidi. Nonostante la proliferazione delle altcoin, il pubblico russo rimane legato alle crypto con alta capitalizzazione di mercato, suggerendo un approccio relativamente cauto e strategico nella gestione di questi asset.
Una sovranità digitale in costruzione
Se da un lato l’adozione di massa delle crypto è ormai consolidata, dall’altro preoccupa le autorità russe. Ivan Chebeskov ha parlato dei rischi legati alla detenzione di questi asset su piattaforme straniere, specialmente quelle al di fuori del quadro normativo russo o soggette a sanzioni internazionali.
“Poiché i cittadini già le usano, dobbiamo costruire la nostra infrastruttura per proteggerli e trarne benefici economici e tecnologici,” ha dichiarato. Ha insistito: la Russia deve sviluppare un’infrastruttura sovrana, inclusi strumenti per il mining, gli exchange e la custodia sicura delle crypto.
Queste dichiarazioni segnalano un cambiamento di paradigma. Se finora la Russia era stata cauta, persino sospettosa, verso le crypto, ora immagina la creazione di un ecosistema nazionale, in collaborazione con la Banca Centrale.
L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalle piattaforme straniere, mettere in sicurezza gli asset dei cittadini tramite la creazione di una crypto bank e mantenere il controllo statale su una parte crescente della massa monetaria al di fuori dei circuiti bancari tradizionali. Questa scelta strategica è tanto più significativa in quanto si inserisce in un contesto di sfiducia verso il sistema finanziario occidentale, acuita dalle sanzioni e dal decoupling economico in corso.
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