Gli ETF su Bitcoin ed Ether affrontano un'ondata di prelievi

Mercoledì 29 ottobre, gli ETF su Bitcoin ed Ethereum hanno subito massicci prelievi, per un totale di oltre 550 milioni di dollari in un solo giorno. Fidelity, BlackRock e ARK Invest sono tra le vittime di questa ondata di riscatti che riflette un netto cambiamento di sentiment. Ma si tratta di una semplice correzione o del preludio a un movimento più profondo?

Gli investitori si allontanano in massa dagli ETF su Bitcoin ed Ether

Gli exchange-traded fund legati agli asset crypto hanno subito un duro colpo. Infatti, il 29 ottobre, gli ETF su Bitcoin ed Ether hanno affrontato massicci prelievi, illustrando una rinnovata cautela tra gli investitori istituzionali. 

Fidelity ha guidato la tendenza con 164 milioni di dollari ritirati dal suo fondo FBTC, seguita da ARK 21Shares (143 milioni) e BlackRock (88 milioni). Nel segmento Ether, il FETH di Fidelity ha perso 69,5 milioni in poche ore.

Questo movimento coordinato riflette una crescente nervosismo in un contesto macroeconomico instabile. Il taglio dei tassi da parte della Fed, sebbene anticipato e generalmente favorevole agli asset rischiosi, non ha avuto l’effetto sperato. Bitcoin è persino sceso del 2,4% dopo le dichiarazioni di Jerome Powell, che ha riconosciuto divisioni interne sulla possibilità di un nuovo taglio a dicembre.

Ryan Lee, chief analyst di Bitget, analizza la reazione decisa del mercato:

Consideriamo la forte ondata di vendite di criptovalute seguita al tono accomodante del presidente della Fed Jerome Powell come un classico caso di aspettative deluse in un mercato ipersensibile ai segnali di liquidità.

I grandi investitori hanno preferito consolidare i profitti e riequilibrare i loro portafogli. Tra l’aumento della volatilità di bitcoin, la crescita dei rendimenti obbligazionari e le tensioni geopolitiche, il clima è diventato favorevole alla cautela. 

Le opinioni divergenti all’interno della Fed suggeriscono decisioni di politica monetaria più difficili da prevedere. Questa crescente incertezza si traduce in una perdita di fiducia degli investitori e pesa direttamente sull’appetito per gli ETF crypto.

L’ampiezza del movimento è impressionante. Ottobre era iniziato con una nota ottimistica, segnata da costanti afflussi di capitale. Ma la fine del mese ha improvvisamente invertito la tendenza.

Gli analisti sottolineano non solo i fattori macroeconomici, ma anche un comportamento tipicamente istituzionale: a differenza degli investitori retail che rimangono relativamente stabili, i grandi portafogli aggiustano rapidamente le loro posizioni in risposta a segnali contraddittori.

Tra turbolenze immediate e convinzione di lungo termine

La divergenza tra Bitcoin ed Ether illustra perfettamente le sfide del settore. Il primo si sta sempre più affermando come asset di riserva strategico riconosciuto dalle istituzioni, mentre il secondo rimane ostacolato da persistenti incertezze regolamentari. 

Gli 81,4 milioni di dollari ritirati dagli ETF su Ether riflettono un’adozione istituzionale ancora incerta, in contrasto con la solidità del mercato Bitcoin.

Tuttavia, i fondamentali di lungo termine restano solidi. Matt Mena, analista di 21Shares, ricorda che novembre è storicamente favorevole per bitcoin, con performance positive in otto degli ultimi dodici anni e una media del +46%. 

Nonostante la recente volatilità, i 50 miliardi di dollari di asset in gestione negli ETF su Bitcoin dimostrano una profonda convinzione tra gli investitori professionali.

Le principali banche, dal canto loro, prevedono almeno due nuovi tagli dei tassi nel 2025, uno scenario che potrebbe dare nuova linfa agli asset digitali e rilanciare i flussi verso i prodotti crypto.

Stiamo assistendo a una semplice ritirata tattica o all’inizio di una correzione più profonda? Sebbene il 56% dei partecipanti al mercato si aspetti ancora un taglio dei tassi a dicembre, le divisioni interne alla Fed e le tensioni commerciali tra USA e Cina mantengono un clima di incertezza. Per gli ETF crypto, novembre sarà un test decisivo: una prova di resilienza in mezzo al nervosismo macroeconomico.