L’ideale del gemello digitale di Zeno e la democratizzazione tecnologica di DeSci

Titolo originale: "L'ideale del gemello digitale di Zeno e la democratizzazione della tecnologia DeSci"

Autore originale: Eric, Foresight News

Poco più di una settimana fa, la piattaforma DeSci Orama Labs ha completato con successo il lancio del token del primo progetto di OramaPad, Zeno. In questa occasione, Zeno ha fornito 500 milioni di token ZENO al launchpad, pari alla metà dell’offerta totale. OramaPad richiedeva agli utenti di mettere in staking il proprio token PYTHIA per partecipare, e questo "debutto" ha attirato in totale staking PYTHIA per un valore di 3.6 milioni di dollari.

Orama Labs mira a risolvere l’inefficienza nella distribuzione dei fondi e delle risorse nella ricerca scientifica tradizionale, e lo fa finanziando esperimenti scientifici, realizzando la verifica della proprietà intellettuale, risolvendo l’isolamento dei dati e implementando la governance della comunità, costruendo così un percorso che va dalla ricerca alla commercializzazione.

Il primo progetto di OramaPad ha adottato il modello Crown, ovvero il progetto deve possedere un sistema di logica commerciale completo e/o una forte capacità di sviluppo tecnologico nel settore Web2, e il suo prodotto deve essere altamente pratico. Orama lo definisce OCM (Onboarding Community Market). Diversamente dal semplice lancio di meme, Orama, in sostanza, offre un percorso di trasformazione on-chain replicabile per aziende o team Web2 con modelli di business e capacità tecnologiche mature, e il primo pioniere, Zeno, ha anch’esso una storia di rilievo.

Tecnologia hardcore che non si capisce dai documenti

Zeno è un progetto di portata estremamente ambiziosa, tanto che se ci si limita a leggere la documentazione di Zeno, potrebbe non essere chiaro cosa il team voglia realmente realizzare. Anche l’autore l’ha compreso solo dopo aver parlato con il team, scoprendo così la storia completa dal sapore cyberpunk:

In breve, Zeno vuole sovrapporre, nello spazio fisico in cui vivono gli esseri umani, molteplici spazi virtuali destinati ad AI, robot e altri agenti intelligenti, in modo che tutti gli "agenti intelligenti", inclusi gli esseri umani, possano vivere nello stesso spazio.

Immagina questa scena: in un pomeriggio del futuro, sei sdraiato su una poltrona in balcone a goderti il relax, in casa hai un maggiordomo AI collegato a tutti i mobili e gli elettrodomestici e un robot umanoide che si occupa delle faccende domestiche. All’improvviso ti annoi e vuoi giocare a passare la palla virtuale con altri due "fratelli" in casa, quindi indossi gli occhiali VR/AR; nel mondo degli occhiali, il robot appare come un essere umano e anche l’AI, che esiste solo in rete, prende forma umana. Il robot si siede sul divano, l’AI si siede per terra, e voi tre vi passate una palla da basket virtuale mentre discutete cosa mangiare per cena.

Questa è la visione finale di Zeno: permettere agli esseri intelligenti a base di carbonio e a quelli a base di silicio di vivere insieme nello stesso spazio fisico.

Molti di noi immaginano lo spazio cyber come uno spazio puramente virtuale, ad esempio il mondo nuovo a cui si accede tramite VR nel film "Ready Player One"; anche oggi, l’interazione con l’AI avviene tramite schermi di computer o smartphone, ovvero supporti bidimensionali. Zeno invece vuole portare questi spazi virtuali direttamente nella vita reale, creando una "sovrapposizione" tra mondo fisico e digitale nello stesso tempo e spazio, rendendo i contenuti digitali "tangibili come fossero reali", e consentendo interazioni naturali tra umani, robot e AI in scenari reali, costruendo un ecosistema di realtà mista in cui reale e virtuale coesistono e si influenzano reciprocamente.

Ovviamente, il mondo che vediamo noi potrebbe non essere esattamente lo stesso che vedono robot e AI. Ad esempio, se non vuoi che il robot entri nel tuo studio senza motivo, puoi "chiudere a chiave" la porta dello studio nel mondo visto dal robot, e solo dopo che tu avrai "aperto" questa "serratura", il robot avrà il permesso di entrare.

Il punto focale: gli ancoraggi spaziali

Vivere sotto lo stesso tetto con l’intelligenza artificiale sembra molto futuristico, ma c’è una premessa fondamentale: è necessario costruire un modello del mondo reale nel mondo virtuale, per poter poi programmare su questa base.

Per questo, bisogna prima possedere dati reali del mondo fisico, che è anche il tema di ricerca di molte aziende, incluse quelle del settore della guida intelligente. Prendiamo la guida autonoma: se si dispone di dati mappali reali dell’intera città, l’AI di guida autonoma non ha bisogno di imparare guidando per strada, ma può simulare scenari di guida in laboratorio per evolversi costantemente.

Sebbene quanto sopra non sia la "sovrapposizione spaziale" di cui parliamo, rappresenta comunque una delle applicazioni fondamentali della costruzione di un modello del mondo reale. La visione finale di Zeno non può essere raggiunta in un solo passo: il primo obiettivo è raccogliere dati reali del mondo fisico.

Zeno ha già lanciato un programma che consente agli utenti di utilizzare i propri dispositivi quotidiani per contribuire alla raccolta di dati spaziali, supportando robot e occhiali come dispositivi. Per quanto riguarda gli smartphone, il team afferma che ARCore di Google è già abbastanza maturo da non richiedere ulteriori sviluppi: gli utenti possono semplicemente utilizzare i modelli compatibili. L’algoritmo per la costruzione dello spazio a partire dai dati raccolti è stato sviluppato autonomamente dal team Zeno.

Il nucleo della coesistenza tra mondo reale e virtuale ruota attorno agli ancoraggi spaziali. Dal punto di vista tecnico, il mondo reale non può essere programmato direttamente; il collegamento con il mondo virtuale avviene associando ancoraggi nel mondo reale e mappando così uno spazio virtuale basato sullo spazio fisico. In termini metaforici, per robot e AI, il mondo reale è come un oceano nella notte, e questi ancoraggi sono come fari che illuminano ogni area per l’intelligenza a base di silicio.

Il primo passo per Zeno verso il "traguardo finale" è costruire una piattaforma full-stack. Oltre ai dispositivi elettronici di uso quotidiano come gli smartphone, vengono utilizzati anche dispositivi professionali come lidar, telecamere panoramiche a 360 gradi e fotocamere RGB su dispositivi mobili o headset XR per la raccolta dei dati. Il team afferma che la piattaforma Zeno disporrà di un potente modello visivo del mondo basato su cloud e di un sistema di calcolo in grado di elaborare ogni giorno dati grezzi dei sensori di livello GB per aree di grandi dimensioni (a livello di città/globale) e di indicizzarli per ricerche spaziali rapide; allo stesso tempo, sarà in grado di elaborare in parallelo dati di aree di piccole dimensioni (a livello di stanza/area ancorata), garantendo un’elaborazione istantanea ad alto throughput.

Inoltre, il sistema è dotato di capacità di autoapprendimento e può essere continuamente ottimizzato tramite dati di alta qualità e dati di terze parti. In futuro potrà supportare centinaia di query spaziali al secondo, fornire risultati di posizionamento precisi a sei gradi di libertà (6-DOF), creazione condivisa di ancoraggi spaziali, ricostruzione visiva 3D rapida, segmentazione semantica istantanea e altre funzioni di comprensione della scena. È altamente scalabile e può essere applicato in una vasta gamma di scenari come giochi AR, navigazione, pubblicità o strumenti di produttività.

I dati spaziali verificati e il livello di infrastruttura di intelligenza spaziale costruito possono essere richiamati da varie applicazioni decentralizzate, utilizzati per la pianificazione dei percorsi di guida autonoma, l’addestramento dei dati dei modelli end-to-end dei robot, la generazione di smart contract auto-eseguibili verificabili, la distribuzione pubblicitaria in forma spaziale, fino a realizzare decisioni guidate dai dati spaziali e applicazioni di livello superiore.

Chi c’è dietro Zeno?

Rispetto ad alcune visioni vaghe di progetti Web3, l’obiettivo di Zeno, sebbene complesso, è molto concreto. Il motivo per cui la documentazione del progetto può descrivere la realizzazione tecnica in modo così dettagliato è che i membri del team lavorano in questo settore da molti anni.

I membri del team Zeno provengono tutti da DeepMirror, ovvero Chanjing Technology. Se non conosci Chanjing Technology, probabilmente hai sentito parlare di Pony.ai, quotata al Nasdaq con una capitalizzazione di mercato di 7 miliardi di dollari; il CEO di Chanjing Technology, Harry Hu, è stato COO/CFO di Pony.ai.

Il CEO di Zeno, Yizi Wu, è stato uno dei primi membri di Google X, partecipando allo sviluppo di Google Glass, Google ARCore, Google Lens e della piattaforma per sviluppatori Google. In Chanjing Technology ha guidato lo sviluppo dell’architettura AI e del World Model.

Il team centrale di Zeno include anche Taoran Chen, ex ricercatore scientifico di Chanjing Technology con doppio dottorato in matematica al MIT e alla Cornell University, e Kevin Chen, ex CFO di Chanjing Technology e dirigente di Fosun Group, JPMorgan e Morgan Stanley.

Per il team Zeno, entrare nel Web3 è più che altro un’audace sperimentazione di un team Web2 di estrazione tecnica. Il team afferma che il token ZENO sarà utilizzato per incentivare gli utenti che forniscono dati spaziali e i team o individui che sviluppano strumenti di infrastruttura, applicazioni e giochi basati su Zeno. Oltre ai 500 milioni di token distribuiti tramite il launchpad, il team ne conserva 300 milioni, mentre i restanti 200 milioni, insieme ai 100 SOL ottenuti dall’attività del launchpad, saranno utilizzati per aggiungere liquidità alle coppie di trading su Meteora.

RealityGuard, applicazione spaziale che combina AR e gaming sviluppata da Chanjing Technology

Quando è stato chiesto perché scegliere il Web3 come campo d’azione, Zeno ha dichiarato che i dati spaziali sono di per sé un asset digitale altamente decentralizzato, naturalmente adatto all’ambiente Web3. I dati spaziali raccolti da Zeno saranno in futuro trasformati in asset e scambiati utilizzando il token ZENO come valuta, ampliando la circolazione di ZENO nell’ecosistema; gli acquirenti saranno naturalmente le aziende tecnologiche che necessitano di dati spaziali. Per quanto riguarda altri scenari applicativi di ZENO, "saranno esplorati ulteriormente con l’avanzare del progetto".

Attraverso Zeno, si può credere che il ruolo della piattaforma DeSci sia stato concretizzato: la scienza non deve necessariamente essere una disciplina teorica astrusa e incomprensibile; come Xiaomi ha reso la tecnologia popolare, anche abbassare la soglia per investire nel valore tecnologico è uno dei valori fondamentali dell’esistenza di DeSci.